Il nuovo futuro kolossal di Mel Gibson: “La Resurrezione di Cristo” sarà realtà fra 3 anni

Il Venerdì Santo è il giorno della Passione, della Crocifissione e della Morte di Cristo. Questo è il giorno in cui Dio, incarnatosi e venuto ad abitare in mezzo a noi per mezzo di Maria, morì per i nostri peccati, compiendo il Piano Salvifico per la nostra Giustificazione, data per molti e per tutti coloro che, sinceramente pentiti del peccato e volenterosi di non volerlo più commettere, vogliono accettare e seguire Cristo. Il Figlio di Dio, generato e non creato della stessa sostanza del Padre, assorbì la sofferenza umana elevandola allo stato Divino, accettandola, portandola e offrendola al Padre fino alla morte per la Redenzione del genere umano, affinchè qualunque peccatore pentito sia giustificato e possa salvarsi ed avere la Vita Eterna.

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Tre giorni dopo, a seguito della morte di Cristo, sopraggiunse la Resurrezione. Quanto avvenuto durante la Passione del Signore, è stato mostrato, nella sua cruda realtà senza riduzionismi di forma e nei limiti del possibile, da Mel Gibson nel meraviglioso “La passione di Cristo”, distribuito nelle sale nel 2004 e ad oggi la più grande delle opere di natura religiosa, cattolica e biblica che gli artisti operanti nell’entertainment siano mai riusciti a realizzare.

Da allora sono passati 13 anni. Giunti ad oggi, Mel Gibson ha deciso di sviluppare quello che sarà il sequel, che di fatto tratterà “il dopo” del predecessore made in Matera. Il film sarà incentrato sulla Resurrezione di Cristo. Il processo creativo sarà dunque impegnativo. La keyword di questo progetto, al momento, è una: ricerca. La notizia del sequel è stata veicolata nel mondo, in via ufficiale, nel giugno del 2016. La sceneggiatore sarà Randall Wallace, già sceneggiatore e collaboratore del regista statunitense.

Mel Gibson ha rivelato che ci vorranno almeno tre anni per compiere il progetto, trattandosi di qualcosa di molto grande. Nel novembre del 2016, Gibson ha confermato che il titolo del film sarà “Resurrection”, rivelando che il film racconterà ciò che è avvenuto nei tre giorni tra la Morte e la Resurrezione di Gesù e che una parte del film sarà ambientato negli Inferi, stato intermedio dove vi finivano le anime dei defunti prima dell’avvento di Cristo.

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L’impresa sarà titanica, considerando che la sorgente naturale da cui prelevare le informazioni, i quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento, non rivelano molto riguardo il periodo dei tre giorni tra Morte e Resurrezione, rivelando l’essenziale ed il necessario per la storia della Rivelazione, senza dettagli specifici. Mel Gibson dovrà quindi costruire qualcosa di contemporaneamente veritiero, attinente e filo-realista a quanto accaduto realmente, così come il suo predecessore, ma con un quantitativo di materiale sufficiente da coprire il “run time” da lungometraggio, si trattasse anche solo di 90 minuti. Reputo possibile l’idea che una sorta di ispirazione spirituale, di chiamata, avvenuta nel cuore di Mel Gibson, possa averlo spinto a voler fare suo questo progetto, donando il suo si alla missione. Quando qualcosa è per Dio, è Dio stesso il primo a volerla, a immetterne la chiamata nel cuore dell’uomo. Una vocazione artistica: dopo aver raccontato la Passione, oggi gli viene chiesto di raccontare la Resurrezione.

So che Mel Gibson è la persona adeguata per edificare quest’impresa e per renderla reale, ripetendo quanto fatto con l’opera precedente; so anche che la maturità intellettuale dell’autore, unita al tempo e alle risorse disposte per la produzione, porteranno un frutto maturo, puro, proprio come il suo illustre predecessore. Questo film, con ampia probabilità, reggerà insomma l’aspettativa che andrà a generarsi nei tre anni che verranno.

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“La Passione di Cristo” è stato un progetto voluto dal celo: Mel Gibson è stato lo strumento attraverso cui l’opera è stata compiuta. Un’opera storicamente importante, una rappresentazione biblica straordinaria che finalmente ci ha mostrato cosa Gesù, Nostro Signore, Redentore e Salvatore, abbia sofferto durante le 12 ore della Passione, pur nei limiti naturali e possibili del linguaggio cinematico. Ci ha mostrato qualcosa che andava compiuta così come poi è stata realizzata, raccontata attraverso una rappresentazione grafica reale, verosimile e iper-realistica, per farci vedere esattamente cosa accadde, nei limiti del trasportabile, nel Giorno della Passione. I tempi erano maturi, il film è giunto e non poteva essere migliore di com’è stato. Non ancora giunto al capolinea della sua attività artistica, Mel Gibson ha ancora un’altra importante opera da mostrare, che non mancherà di darci un altro importantissimo pezzo di rappresentazione del Vangelo, accontentando quanti chiedano che l’utilizzo del cinema avvenga per finalità cristo-centriche e non mondane, a maggior gloria di Dio e non per il mondo (me compreso).

La mia attesa è trepidante, lo vedrei oggi stesso. Dopo l’originale, Mel Gibson riallinea la sua carriera nel nome di Cristo. Ora, “Resurrection” ci porterà nel “dopo”; dopo la Passione che ha mostrato cosa ha sofferto Nostro Signore; dopo il compimento dell’Opera Salvifica e del piano di redenzione di Dio; dopo la Crocifissione e la Morte, che viene onorata e commemorata nel Venerdì Santo, primo dei tre giorni del Triduo pasquale.

Sono sicuro che Mel Gibson farà centro nuovamente. Spero anche che Jim Caviezel, l’originale interprete di Gesù, torni nuovamente nei panni di Cristo. E già immagino critiche e lamentele a non finire, dibattiti senza fine, controversie d’opinione che giungeranno dall’altra parte dell’oceano ed un successo senza pari: in ogni caso, sarà un altro kolossal e, se ancora sarò qui in questa terra, non mancherò di esserci, quando quel giorno in cui sarà possibile vederlo al cinema, sarà divenuto realtà. Non vedo l’ora.

Prossimamente

“Resurrection” by Mel Gibson

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