Le perversioni del falso tradizionalismo cattolico

Esiste una tradizione autentica, reale, veritiera, che deriva da Dio e che a noi è stata data, da Gesù agli apostoli, e dagli apostoli ai successori degli apostoli. Di contro, esiste una storpiatura della tradizione: un’imitazione, di origine diabolica, che nega le fondamenta della tradizione originale, ne distorce l’essenza, e la evolve ad una perversione culturale, deformata e distorta. Questo fenomeno ha dei caratteri distintivi e univoci, si può riconoscere prestando attenzione; difatti predica degli assoluti perversi in contrasto con gli assoluti divinamente rivelati.

I. Sedevacantismo. Un primo segno distintivo del falso tradizionalismo è il sedevacantismo. Il sedevacantismo afferma che la Chiesa sia senza papa, che il papa non sia vero papa e ch’egli sia un eretico imposto dal demonio; afferma che la sede sia vacante e che la Chiesa non abbia un papa legittimamente eletto. Affermare che la Chiesa sia priva di un papa, significa affermare che la sede petrina sia vacante; se è vacante, il Corpo Mistico è senza testa, dunque Dio non ha provveduto ad ispirare l’elezione di un papa, e ha permesso che la Chiesa sia priva del Vicario di Cristo, in balia di se stessa, senza guida. Il sedevacantismo rimuove direttamente il fondamento petrino. E questo è impossibile.

Se il papa sbaglia, commette atti, opere ed espressioni ambigue, ciò che si richiede al popolo di fedeli è di pregare per lui, uniti al Corpo Mistico, non di dividersi né di negare, causando il delitto di scisma; il sedevacantismo invece divide e nega, causando divisioni interne alla Chiesa e frammentandola più di quanto sia già frammentata. E questa è un’opera diabolica.

Si può ammettere che il papa possa sbagliare; non si può rimuovere la testa del Corpo Mistico di Cristo, negando un fondamento teologico divino, e usando lo scisma come strumento di soluzione per i problemi del pontificato. Chi cade nel sedevacantismo, convinto di fare il bene della Chiesa e di essere dalla parte oggettiva della storia, cade nella trappola diabolica, la stessa che il demonio utilizzò contro Martin Lutero, il quale è dannato.

Così rispose Dominicus, Padre domenicano di Avrillé 1: «Noi dobbiamo conservare la Fede – aggrappandoci alla Tradizione e allontanandoci dai novatori -, ma nessuno ci ha incaricato di istruire dei processi contro le autorità che difettano. La legittima difesa ci dà il diritto di proteggerci dai prelati pericolosi, ma non ci conferisce l’autorità per dichiararli esclusi dalla Chiesa e decaduti dal loro potere.»;

E osservò sulla setta dei sedevacantisti: «Essi vogliono ad ogni costo risolvere la questione che non dipende da loro e farne il primo dovere di ogni cattolico. Essi dichiarano sulla base della loro autorità che Paolo VI e Giovanni Paolo II non erano papi, e ne fanno un dogma, gettando l’ingiuria e l’anatema su tutti coloro che esistano a seguirli. Si tratta di un’imprudenza che non risolve alcunché, causando di contro molto disordine.» e concludendo «Il sedevacantismo è spesso innanzitutto un sentimento. I papi conciliari fanno soffrire, la crisi della Chiesa è angosciante e l’emozione può turbare il giudizio.».

  1. Autore de «Piccolo catechismo del sedevacantismo», in opposizione al sedevacantismo. Leggere qui.

II. Negazione del Dogma della Transustanziazione nel novus ordo. Un secondo tratto è la negazione della presenza reale di Cristo nella Messa post-conciliare. E questo è un delitto maggiore della negazione di un dogma qualunque, poichè va ad intaccare il rapporto diretto tra fedeli e Chiesa Cattolica, causando la dispersione del gregge e la perdita di centinaia di migliaia di anime. Che gli atti costitutivi della Messa riformata, con approvazione di Paolo VI, possano non piacere è un conto; che Gesù non scenda davvero nell’Eucaristia nell’atto della consacrazione è una bestemmia.

Il falso tradizionalismo accusa la Messa post-conciliare di non essere “vera messa”, dapprima criticandone gli atti liturgici, per poi criticarne le fondamenta, fino al punto da negare la presenza reale di Cristo, il dogma della Transustanziazione, asserendo che Gesù non sia davvero presente e invitando i fedeli ad allontanarsi.

Si può affermare che la Messa sia stata modernizzata o che sia stata, in parte, allontanata dall’originale concetto di Sacrifico, ma non si può negare un dogma, che esiste indipendentemente dai due messali (vetus ordo e nuovo ordo).

Si può certamente preferire il vetus ordo al novus ordo, ma non si può negare che Cristo sia sempre e comunque presente anche nel novus ordo.

III. Accusare di eresia i fedeli per la partecipazione al novus ordo. Un terzo punto saliente, che rientra tra le perversioni pseudo-tradizionaliste, è l’accusa continua di eresia per la qualunque cosa, ed in particolare, l’accusa di eresia ai fedeli che partecipano alla Messa novus ordo. Premesso che l’eresia è una negazione formale e consensuale della verità divinamente rivelata.

Nello specifico, in accordo con il Codice di Diritto Canonico, Can. 751 – Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti.

Un fedele che partecipa alla Messa non è e non può essere eretico, poichè la partecipazione fisica non implica la negazione di un qualcosa; il fedele che partecipa al Messa N.O. non sta negando niente, non sta esplicitamente e consensualmente affermando la negazione di niente, per cui non può essere tacciato di eresia.

Credere che il fedele sia “falso” o tacciarlo di falsità per la sola partecipazione alla Messa novus ordo, quando poi, nel 98% dei casi, è l’unica Messa disponibile, è un peccato di malizia mista superbia. Credere di essere dalla parte del giusto, di essere “vero cattolico” e senz’altro al di sopra dei propri coetanei fedeli, per la sola partecipazione al vetus ordo, è un doppio peccato di superbia.

IV. Allontanare i fedeli dalla Messa perchè “riformata”. Imporre, suscitare o istigare all’abbandono della Messa è un peccato gravissimo. Farlo soltanto perchè si crede che la Messa N.O. non sia valida è un doppio peccato di ignoranza.

Per quanto preferisca, o prediliga, il vetus ordo al nuovo ordo, non mi permetterei mai di invitare un fedele ad allontanarsi dalla Messa soltanto perchè “eseguita” secondo il messale riformato. Proibire o istigare l’abbandono della Santa Messa, in accordo con una visione personale, soggettiva e autoproclamata dogmatica, è doppiamente un peccato di ignoranza, malizia e superbia. Chiunque si comporti in questo modo si aggrava di un delitto gravissimo di cui dovrà rispondere a Dio.

Non si possono allontanare i fedeli, stabilire chi sia dentro la Chiesa e chi ne sia escluso o conferire anatemi secondo l’esame individuale di qualcuno.

Nessuno, sulla terra, può suscitare, ispirare o istigare l’abbandono dei Sacramenti, seppur riformati; solo il demonio, giacchè vuole le anime all’Inferno, può farlo. E quei “cattolici” che operano esattamente in questa maniera, perseguitando gli altri per la sola partecipazione alla Messa N.O., operano secondo una precisa istigazione diabolica, luciferina. Questi “cattolici” rappresentano l’inversione della fede stessa: da un popolo di fedeli ad una setta di fanatici che si accaniscono contro chiunque come cani rabbiosi, privi di carità, convinti di essere i portatori assoluti della Dottrina, nel tentativo continuo di imporre la loro visione personale come dogma assoluto divinamente approvato.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.