La violenza domestica nelle coppie gay. Sfatiamo il mito del “patriarcato”

Stereotipare la violenza, riducendola ad un’unica equazione culturale, è pericoloso, poichè si finirebbe per vedere il fenomeno da una prospettiva ideologizzata, vincolati da preconcetti e stereotipi culturali, senza uno studio del fenomeno libero da qualsiasi pregiudizio sistematicamente impostato. Il caso dell’omicidio di Cecchettin ha rafforzato lo stereotipo della violenza maschile e la prassi di fare uso di un omicidio – da uomo a donna – come strumento politico di propaganda; una propaganda di matrice femminista controproducente, patetica e pietosa.

Per comprendere il fenomeno della violenza di coppia – la violenza domestica – bisogna dar voce ad ogni elemento coinvolto, conoscere ogni “tipologia” di violenza, e capire che la violenza in sé è un principio che può nascere in chiunque e che non è vincolato dal sesso di appartenenza, né tantomeno dall’orientamento sessuale. Per questo motivo, quando si parla di violenza domestica, è necessario evitare di cadere nell’equazione “violenza = maschio su femmina in una coppia eterosessuale”, come se la violenza domestica fosse un’esclusiva di uomini su donne e solo in coppie di natura eterosessuale.

Dar voce alla violenza domestica in ambito omosessuale è necessario sia come favore alla verità in sé, sia per far comprendere la pluralità del fenomeno, la complessità storica, culturale e sociale ed il dato di fatto che la violenza non avviene “se sei uomo ed eterosessuale”, perchè questa può scatenarsi tranquillamente da parte di una donna lesbica nei confronti di un’altra donna, all’interno di una “coppia omosessuale”, e non di certo a causa dell’orientamento. Liberarsi dal luogo comune, capendo che i luoghi comuni non esistono, è la via preferibile per comprendere il fenomeno.

Uno studio sul fenomeno della violenza in coppie omosessuali

Uno studio sull’IPV (Intimate Partner Violence) 1, realizzato dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, ha dimostrato che i casi di violenza domestica in ambito omosessuale sono pari o addirittura maggiori 2 che nelle coppie eterosessuali; il 61.1% delle donne bisessuali, il 43.8% delle donne lesbiche, il 37.3% degli uomini bisessuali e il 26.0% degli uomini omosessuali hanno subito forme di violenza durante la propria vita, mentre “solo” il 35.0% delle donne eterosessuali e il 29.0% degli uomini ne hanno fatto esperienza. E con questo non si minimizza di certo la violenza di quest’ultimi: tutt’altro, si sta facendo capire la pluralità del fenomeno e le proporzioni reali, occultate dai media.

  1. “When Intimate Partner Violence Meets Same Sex Couples: A Review of Same Sex Intimate Partner Violence”, frontiersin.org.
  2. op.cit.; vedi in aggiunta le seguenti fonti: Messinger, 2011Kelley et al., 2012Barrett and St.Pierre, 2013Breiding et al., 2013

Lo studio ha mostrato come nel 43.8% delle donne lesbiche che hanno vissuto episodi di violenza fisica, persecuzione (stalking) o stupro dal proprio partner, due terzi dei carnefici – il 67.4% – erano esclusivamente donne. Di contro, il 61.1% delle donne bisessuali che riportavano episodi di violenza, denunciavano nell’89.5% dei casi partner maschili. 2 Questo dimostra la “binarietà” del fenomeno, precludendo a priori il luogo comune che sia una costruzione esclusivamente maschile.

  1. Walters, Mikel L., Jieru Chen, and Matthew J. Breiding, “The National Intimate Partner and Sexual Violence Survey (NISVS): 2010 findings on victimization by sexual orientation.”; Atlanta, GA: National Center for Injury Prevention and Control, Centers for Disease Control and Prevention 648, no. 73 (2013)

Uno studio sistematico del 2020, compiuto da 85 testate giornalistiche e pubblicato nell’American Journal of Public Health 3, dimostrò la prevalenza e la correlazione dell’IPV in coppie transgender. In media, il 37.5% di persone trans riportava episodi di violenza fisica, con il 25% di persone vittima di violenza sessuale compiuta dal partner corrente o da un ex. In confronto alle coppie eterosessuali, le persone trans sono più predisposte a subire tutte le formi di violenza domestica riconosciuta, tra cui violenza fisica, sessuale, abusi psicologici, minacce, stalking, isolamento e comportamenti possessivi.

  1. “Intimate Partner Violence in Transgender Populations: Systematic Review and Meta-analysis of Prevalence and Correlates”American Journal of Public Health, Peitzmeier, Sarah M.; Malik, Mannat; Kattari, Shanna K.; Marrow, Elliot; Stephenson, Rob; Agénor, Madina; Reisner, Sari L. (September 2020).

Nel 2016, l’associazione britannica Broken Rainbow, costituita per aiutare le vittime di violenza intima in ambito omosessuale ed ad oggi sciolta, riportava oltre 42.000 persone aiutate fin dalla fondazione (consideriamo un arco di 11 anni), ed oltre 10.000 persone ricevute in ascolto nel solo anno finanziario compreso tra febbraio 2015 e febbraio 2016, di cui il 51% uomini e il 49% donne. 4

  1. “UK’s national LGBT domestic violence charity faces closure”, Frances Perraudin, theguardian.com, 5 febbraio 2016.

Interessante notare come nell’articolo si sottolinei che la presa di coscienza sul fenomeno della violenza in ambito omosessuale, sia “indietro di 40 anni” (cito testualmente dal post), e che in quanto a progresso sulla sensibilizzazione al problema, il mondo è ancora “agli anni 70′, massimo 80’”.

In Italia, tra i vari, esistono due studi specifici sull’argomento, il rapporto di Arcilesbica del 2011 e il rapporto Moscati 2016, i quali effettuarono uno studio statistico del fenomeno, espressamente dedito ai casi di violenza domestica tra donne lesbiche; entrambi i lavori vennero realizzati come parte di un progetto europeo.

Riguardo il rapporto di AL, Paolo Gulisano, in un articolo de La Nuova Bussola Quotidiana 5, riporta: «Arcilesbica Roma nel 2011 effettuò uno studio su un campione di 102 donne omosessuali nel Lazio: in più di un caso su cinque (20,6%) l’intervistata ammise di avere paura del ritorno a casa della propria partner. In caso di violenza, il 70,6% delle donne intervistate disse che avrebbe chiesto aiuto in prevalenza ad amici (29,4%) e ad associazioni (14,7%). La percentuale di donne che non avevano saputo indicare nessun soggetto a cui rivolgersi fu del 32,4%; 27 donne su 102 risposero che non avrebbero chiesto aiuto; il 76,5% di loro non indicò alcun motivo per giustificare questa mancanza di richiesta; l’11,8% invece diede come motivo la riservatezza, il 5,9% l’umiliazione e il disagio.».

  1. “Urlano al patriarcato, poi non vedono la violenza in casa gay”, Paolo Gulisano, La Nuova Bussola Quotidiana, 2.12.2023.

Scavando ulteriormente nei report, la stessa ricerca effettuata da AL su un campione di 102 donne, annotò che il 41.2% delle donne tende a nascondere qualcosa dal proprio partner poichè preoccupata della reazione che il partner potrebbe avere, mentre quasi il 50% delle intervistate confidò il danno psicologico come conseguenza della relazione.

Ulteriori approfondimenti sono stati realizzati da Balsam, K. F., nell’articolo “Nowhere to hide: lesbian battering, homophobia, and minority stress” 6, e da Barnes, R., nell’articolo “Suffering in a silent vacuum’: woman-to-woman partner abuse as a challenge to the lesbian feminist vision” 7, in cui si riporta il fenomeno della violenza domestica tra donne.

  1. Balsam, K. F. (2001). Nowhere to hide: lesbian battering, homophobia, and minority stress. Women Ther. 23, 25–37. doi: 10.1300/J015v23n03_03
  2. Barnes, R. (2010). ‘Suffering in a silent vacuum’: woman-to-woman partner abuse as a challenge to the lesbian feminist vision. Fem. Psychol. 21, 233–239. doi: 10.1177/0959353510370183

Quanto detto è necessario per confutare il mito culturale della violenza come esclusiva della coppia uomo – donna, come se fosse una costruzione culturale a senso unico, dove solo il maschio eterosessuale, in quanto tale, è artefice e carnefice e di cui solo la donna eterosessuale, in quanto tale, è vittima. La realtà dei fatti smentisce lo stereotipo etero-maschile della violenza, dimostrando che nelle realtà denominate “LGBT”, i casi di violenza sono generalmente pari o maggiori dei casi denunciati in ambito eterosessuale.

La violenza esiste, scinde dall’orientamento sessuale e da eventuali caratteristiche etniche, biologiche, culturali e sessuali; può essere perpetrata tanto dagli uomini quanto dalle donne, da chiunque e verso chiunque, e non ha origine solo in “maschi bianchi eterosessuali”, in quanto maschi, bianchi ed eterosessuali, come l’errante e manipolatrice propaganda sinistroide vorrebbe far credere, manipolando la percezione del fenomeno.

Il silenzio sulle violenze domestiche in ambito gay è sintomo di una società perversa e doppiogiochista, che utilizza ciò che più gli aggrada per fini politici, occultando la verità scomoda e influente sul risultato politico. Se insomma la politica è di demonizzare l’eterosessualità, la famiglia e ciò che vi gira attorno, opponendo i sessi gli uni contro gli altri, la realtà sulla violenza in ambito omosessuale diviene uno scoglio da segregare per un fine ideologico.

Ma chiunque cammini con Dio, procedendo secondo ciò che è vero, saprà certamente vedere la realtà dei fatti, libero dai preconcetti ideologici diffusi dai media. Chi cammina con Dio, difatti, vede il mondo per ciò che è, senza filtri mediatici. Questa è la realtà: la violenza esiste, non dipende dall’orientamento sessuale, e non è un prodotto del “patriarcato”.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.