Intervista a Pubble, vignettista romana: satira che asfalta la dittatura del politicamente corretto

C’è stato un tempo in cui l’acquisto del fumetto, nella mia esistenza terrena, era l’appuntamento settimanale per eccellenza, tanto agognato quanto l’entrata in un negozio di dolci per un goloso. L’albetto mensile di Batman equivaleva al pane della domenica acquistato dal padre di famiglia. Essendomi addentrato, per alcuni anni, nel sub-mondo dei fumetti pubblicati dal 1930 al 2013, ho avuto modo di constatare quanto nell’opera visuale sia raro che si sottoponga ai dubia dell’intelletto ciò che può indurre l’autore a perdere il proprio lavoro. Ciò che diviene trend temporaneo, è escluso dalle vedute intellettuali dell’artista mediante un processo automatico. Mai far dubitare su ciò che il sistema vuole sdoganare.

Sfido chiunque ad entrare in uno store di comic books e a trovare un fumetto che dissacri la sinistra radicale, l’irrealismo antiscientifico del gender, l’ipocrisia della democrazia americana o che riduca a caricatura la figura di Joe Biden, archetipo dell’anticristo moderno. Invero di fumettisti ve ne sono, e la maggioranza sono parte integra di quel sistema che dissacrato non permette di essere.

L’artista può scegliere se manifestare quello che crede che si debba esprimere, in accordo con il trend temporaneo, o esprimere realmente ciò che è nel suo essere, indipendentemente dai protocolli prestabiliti del politicamente corretto. Il primo fa soldi, senza credere quello in cui fa. Il secondo può far la fame così come far denaro, con la differenza che, nel secondo caso, ne trae profitto – anche morale – per la coerenza con il suo essere.

Solo in tempi recenti ho scoperto Pubble. Il vocabolo pubble evoca nella mia psiche una qualche sostanza di natura gommosa. Se penso pubble, ho tra le mani dei filamenti di gomma appiccicosa che si incespicano tra le dita. Di quelli che si usano per gioco al tempo delle elementari. Ma ciò che immagini nella tua mente può venir accordato o contraddetto dalla realtà dei fatti. E questa realtà si trova all’esterno della tua psiche: non può modificarla, puoi solo obbedirvi.

Si scopre così che Pubble è un’artista, una vignettista di Roma che fa scalpore con le sue tavole, irriverenti e critiche contro ciò, secondo il pensiero genderista corretto, che non si dovrebbe toccare. Il bello della sua espressione artistica e che tocca in assoluta tranquillità naturale ciò che l’opinione comune non vorrebbe. Mi sono interessato a Pubble dopo aver visto una delle sue vignette. Ne vidi il contenuto e pensai dev’essere una ragazza in gamba.

In Italia il fumettista per eccellenza dissacra il bello nelle migliori riviste patinate da edicola, vivendo da nababbo mentre ammalia la propria fanbase con la retorica della povertà in Italia; il fumettista di nicchia (Ghisberto) è ridotto a pubblicare vignette nel proprio sito, con 10 visitatori mensili. Pubble è la vignettista che mancava in ambito contemporaneo: nel regno delle vignette sinistroidi, del fumetto che istiga la falsa ribellione anti sistema, facendo apparire ciò che è bello come ciò che è male, Pubble punta con mirino ACOG a infrarosso il sistema.

Ecco i media che promuovono il green pass: ecco Pubble che ne destruttura il concetto con una tavoletta grafica equivoca, esplicita e irriverente. Le vignette di Pubble sono proiettili immateriali; non colpiscono il corpo, ma la mente. Possono provocare la psiche: se c’è qualcosa che nella tua coscienza si smuove, forse, ciò che hai visto, e che hai immediatamente bollato come “sbagliato”, potrebbe aver ragione.

Interessato spassionatamente al suo linguaggio, l’ho raggiunta, attraverso il mondo etereo, e l’ho intervistata. Abbiamo avuto modo di parlare della realtà attuale, della liberà di espressione in tempi di dittatura del pensiero unico, del nuovo fumetto Time-0, del green pass e di altro ancora. In esclusiva su theorangeblogger.com.

Pubble satira
Una vignettista de Roma
Intervista con un’artista non conforme alla dittatura del pensiero unico

Di © Fabio Arancio,
In esclusiva su theorangeblogger.com ®

1. Ciao Pubble, piacere di conoscerti. Sei la prima artista grafica, nonchè vignettista, che io intervisti. Comincio con quella che è la prima domanda ad essermi venuta per la testa: chi è Pubble? Cos’è un Pubble? Da dove spunta fuori.. Pubble?

Ciao Fabio, piacere mio e grazie per avermi offerto questo spazio, è una domanda che spesso mi fanno ma sulla quale provo a volte un pò di imbarazzo nella risposta, tutti si aspettano chissà qual è spiegazione profonda, in realtà è una stupidaggine, storpiatura del nome Paola, il mio nome, e il videogioco preferito della mia infanzia cioè puzzle bubble, lo so me ne vergogno molto… altro non è che un nick name adolescenziale, l’ho mantenuto solo perchè è un nick nome fortunato, lo era nei videogiochi, e lo ha confermato nel settore satira politica, e quindi siccome ormai è un’entità propria, l’ho sposato con la stessa passione con cui si sposa il compagnuccio di banco all’asilo, cioè un pò per scherzo un pò per sincerità affettiva.

2. Essere coscienti del mondo d’oggi, essere svegli su cosa sia realmente la realtà, non è impresa facile né automatica. San Tommaso diceva che dobbiamo vedere la realtà per quella che è, non per quella che noi crediamo che sia. Tu quand’è che hai iniziato a renderti conto di cosa fosse la realtà in cui viviamo e di cosa fosse la falsa ribellione anti sistema? Quand’è, insomma, che Pubble si è svegliata? O è sempre stata sveglia? Dì la verità (cit.)

Bhe… chi dice di essere sempre stato sveglio, dice una falsità e lo sappiamo tutti, pubble come tutti ha avuto un’adolescenza arrogante dove si crede di sapere il mondo è dove si vede solo l’utopia dell’amore della pace, della fratellanza, della giustizia. Penso che il mio percorso sia in realtà tanto banale quanto il mio nome, cioè è il percorso di consapevolezza che fa il 90 cento della gente, quando si cresce e si scopre che certi ideali si allontanano da noi. La cosa che mi ha salvato è sempre stata la curiosità è quella certa dose di autostima che non mi ha mai portato a prendere delle scelte solo per non soffrire la solitudine. Ho frequentato centri sociali, quanto associazioni di destra dai 14 ai 17 anni, e ho sempre messo bene a fuoco le ipocrisie che caratterizzavano gli ambienti con cui entravo in contatto. Non ho mai avuto paura di dire la mia prima degli altri e peggio degli altri, questo mi ha molto isolata nella vita, ma come ho detto non è mai stato un problema perché in realtà sapevo che quando venivo allontanata dalle persone, dai gruppi politici era sempre perché avevo detto una verità indicibile… con questo spirito si mantiene tutt’oggi pubble e la mia satira politica. Mai avuto paura di dire una cosa impopolare nè di riceve insulti, ci sono cresciuta dentro a queste cose, per cui perchè iniziare a preoccuparsi a 34 anni con una personalità ormai consolidata?non avrebbe senso…

3. Ho vissuto a Roma per un certo periodo. Mi trovavo nel quartiere Aurelio, non molto distante dalla stazione metropolitana Cornelia. Per tornare a casa passavo da una strada che non era una strada, e da un marciapiede che era senza marciapiede. C’è un certo degrado nelle periferie della capitale. Che ne dici se chiedessimo al comune di rivestirli con le tue vignette? E se questa opportunità di fosse offerta.. accetteresti?

Allora c’è una parte di me che ne sarebbe sicuramente lusingata, ma per onestà intellettuale direi che non sarei contenta… spiego meglio… ho sempre pensato che la riqualificazione anche artistica delle periferie non debba venire dall’alto ma dall’interno, sarei molto più felice se potessi coordinare il lavoro di ragazzi che quelle periferie le vivono, strapparli dalle strade per qualche ora e dare dei muri dove possono sfogare la loro creatività, preferirei vedere murales brutti o colorati male sui muri delle periferie piuttosto che capolavori di artisti strapagati dal comune che con quelle periferie non hanno niente in comune. e con questa domanda colgo anche l’occasione di collegarmi ad un atteggiamento che detesto profondamente, come quello che si sta sviluppando in Campania e anche a Roma purtroppo, con l’attività di Jorit, tralasciando la mia opinione sulla sua arte, vorrei concentrarmi sul fatto che Jorit viene chiamato e strapagato per i suoi murales, creando di fatto un lucro su questa attività che per me invece dovrebbe essere un obiettivo comune di riqualificazione, mossa da un sentimento virtuoso che non è mai economico.Per me la riqualificazione delle periferie è un’altra cosa, ci sono ragazzi che non hanno possibilità oltre la strada, sarebbe bello che i muri dei LORO quartieri tornassero a loro e non ai favoriti dei partiti e dei comuni.

4. Ti confido una cosa: libertà di espressione significa dire non ciò che gli altri credano che io debba dire o vogliono che io dica, ma ciò che io penso realmente. Libertà di espressione significa passeggiare per strada e dire tranquillamente che l’erba è verde, che i sessi sono solo due e che due più due fa quattro, senza dover per forza di cose vivere reazioni violente per una divergenza di opinione. Per te cosa significa libertà di espressione? E quanto pensi che sia minacciata al giorno d’oggi, in particolar modo nel mondo dell’arte, tra la lotta alle idee e la dittatura del pensiero unico?

Ti ringrazio per questa domanda perchè quella della libertà di pensiero è una cosa che mi tocca molto… La libertà di pensiero è un concetto totale che non ha delle vie di mezzo, libertà di avere un pensiero brutto o giudicato brutto e offensivo è comunque libertà di pensiero, quindi non può esistere libertà di pensiero con i se e i però… detto questo è chiaro che la libertà di pensiero per produrre pensieri onesti prima di tutto, prima dell’essere dei bei pensieri, ha bisogno di cultura. La cultura è ciò che ci permette di non trasformare il pensiero in qualcosa di vile o violento. È chiaro che dove non ci sta cultura i pensieri si tradurranno in effettive azioni brutte, laddove c’è cultura invece saranno pensieri non necessariamente belli ma sicuramente capaci di creare sano dibattito. Questa libertà viene minacciata costantemente perchè si ha la distorta considerazione che un pensiero possa essere libero solo quando è lodevole, alto, bello è che non possa esserlo quando viene considerato brutto, consapevoli del fatto che l’essere umano sia portato molto di più verso un pensiero brutto che uno bello. Allora questa ricerca di nobiltà del pensiero diventa di fatto violenta repressione di quello considerato socialmente inaccettabile, passando chiaramente per modalità di imposizione reali e quindi non “pensate” che molto si avvicinano alla bruttezza che viene condannata negli altri. Prendiamo ad esempio gli lgbt, grandi ideali di amore e tolleranza che di fatto si esprimono con totale brutalità e intolleranza nei confronti di chi ad esempio afferma che la famiglia possa essere intesa solo in senso tradizionale, che per essere famiglia ci voglia un padre,una madre, e un figlio. Questo pensiero sulla famiglia tradizionale è di fatto un pensiero che non trova effettivo impedimento per chi concepisce la famiglia in modo diverso, nessuno impone ad una coppia omosessuale di non vivere insieme e non sentirsi famiglia, però basta a scatenare orde con la bava alla bocca che vorrebbero poterti spaccare la testa per toglierti quel pensiero dalla testa a mani nude, con atteggiamenti nei fatti tutt’altro che amorevoli. Mancanza di cultura circa il pensiero che si traduce in azioni violente. Allora è chiaro che bisogna avere la giusta dose di cultura per capire che un’opinione può essere libera anche se opposta alla nostra e che sono solo i fatti o i tentativi di oppressione di un soggetto su un altro quelli che effettivamente vanno lottati e non le idee anche se sono brutte o contrarie alle nostre, o contrarie a ciò che la società reputa giusto che, detto francamente, non è mai ciò che è realmente giusto quanto ciò che è più commercializzabile.

5. Ti faccio una domanda da artista. Sto vivendo sulla pelle, da anni, quanto sia dura farcela nel tentativo di fare del proprio talento la propria professione. Quanto è stata dura, per te (presumendo che lo sia stata), elevare a professione la propria passione e far sì che quest’ultima diventasse una fonte di guadagno?

Non è stata dura, continua ad essere dura! Vedi il problema principale non è tanto quando si inizia, il problema è molto più quando si arriva, ammesso che io sia effettivamente arrivata a qualcosa di consistente. La mia lotta quotidiana è quella della non cessione al compromesso ideologico, ho rifiutato molte opportunità per avere la serenità di guardarmi allo specchio sapendo di non aver tradito i miei ideali, e spero con tutta me stessa di non cedere mai a nessun compromesso mi si presenterà, quindi di avere sempre la posizione economica stabile che ho ora, di non dover mai per necessità abbassare la testa, di continuare a guardare le vignette e ridere mentre vado a ritroso nella mia produzione, anziché guardarle con amarezza per aver detto qualcosa che non pensavo. So che per molti ragazzi talentuosi il doppio di me la fortuna non bacerà come ha baciato me, ma quello che posso dire loro,sembrerà banale, ma è di rimanere fedeli a se stessi sempre, nell’immediato non paga quasi mai, ma alla lunga sì. E per chi vuole fare satira consiglio di farsi una buona dose di pelo sullo stomaco, perché riceverete sempre più insulti che lusinghe e se cercate approvazione, forse non è la satira l’ambito giusto… a meno che non facciate la satira mainstream e petalosa dal sapore di propaganda più che presa in giro.

6. Quali sono state le difficoltà iniziali nel professionalizzarti e quali ostacoli riscontri ancor oggi nel tentativo di proseguire il tuo cammino artistico e lavorativo?

L’ostacolo più grande è stato quello di non aver mai fatto una blasonata scuola del fumetto e aver fatto tutto da autodidatta osservando i fumetti della Marvel e della DC. Avere le idee e non avere una mano sufficientemente buona da dover ricorrere a pose di personaggi di terzi non è stata la posizione di partenza ottimale… poi ho cominciato a capire che la potenza delle vignette non era la mano ma il pensiero, ho cominciato a trascurare l’aspetto estetico a favore di quello contenutistico, nel frattempo ho continuato ad esercitarmi sul disegno fine a se stesso, fino a che solo arrivata alla giusta sintesi grafica, ho visto che funzionava, sempre di più e quindi ho smesso di guardare altri, ho cominciato a fare da me. Il percorso è affatto concluso, e sto ancora studiando, ma il risultato è buono e ne sono soddisfatta. L’aspetto dell’ impopolarità dei contenuti o degli insulti invece non mi è mai sinceramente interessato, come ho già detto sono molto allenata in questo.

7. Immagina questa scena. Sei per strada che passeggi per conto tuo. Ad un certo punto esclami “Ah, che bella la famiglia tra uomo e donna” mentre accanto passano degli adolescenti. Arriva una lesbica che ti accusa di omofobia e chiama la polizia per apologia al fascismo. Vieni arrestata e condotta in tribunale per corruzione dei giovani, la stessa cosa che accadde a Socrate nel 399 a.c. Uno: cosa fai? Due: credi che scenari analoghi, realisticamente parlando, possano accadere?

Ahahaha, beh non è una situazione così surreale visto che da qualche parte del mondo già sono successe cose simili, di certo non berrei la cicuta. Scherzi apparte (e manco troppo) molto probabilmente cercherei di batterli con la loro stessa arma, comincerei ad accusare di omofobia a mia volta e di pregiudizio, fingendo che il mio sesso biologico non sia lo stesso del mio sesso percepito e che quindi se mi viene dato dell’omofoba non si rispetta la mia identità perché voglio che mi sia dato del “Loro”… avevo detto scherzi apparte proprio perchè fa ridere ma veramente lo farei, approfitterei di quell’enorme buco normativo su cui invece certe categorie fanno così tanto leva per i proprio interessi, un po’ come quei 18 candidati in Messico che per raggiungere le quote rosa si sono dichiarati tutti donne per sesso percepito, li prenderei per il culo così… perchè è evidente che una cosa del genere creerebbe una confusione burocratica enorme, e forse per farglielo capire occorre che cadano vittime del caos da loro stessi scatenato. Un enorme contrappasso educativo… sì, penso che farei così.

8. Ti piace tutto ciò che riguarda il mondo dell’arte figurata o ti interessa soltanto una particolare forma di visual art?

Mi piace tutto il mondo dell’arte figurata, ma ho un debole particolare per la scultura, non quella roba stramoderna, incomprensibile, la scultura vera quella ellenistica, perchè li trovi tutta la sintesi della rappresentazione, l’anatomia, ma anche le anatomie caricate, come diceva Winckelmann “la natura è il superamento della natura”… consiglio a tutti di approfondire questo grande studioso.

9. Preferisci il disegno analogico, matita alla manoo digitale?

Matita alla mano tutta la vita, se solo avessi tempo a sufficienza, ma per questioni pratiche per le vignette solo tavola grafica…

10. A quando la fondazione di un blog proprio? O continuerai solo e soltanto su Instagram e attraverso piattaforme digitali analoghe? Sarebbe interessante, un giorno, vedere un pubble.it.. o qualcosa del genere.

Eh in realtà ci sto pensando da un pò, ho visto che molte persone che stimo si sono mosse in questa direzione, ho invidiato infatti Sandro Torella che io adoro (lui manco saprà chi sono) che ha allestito il suo sito qualche mese fa, e ho pensato quasi quasi pure io… vedremo però è in cantiere insieme a molte altre cose che spero di riuscire a fare quest’anno.

11. Pubble cambierà mai soluzioni e scelte stilistiche e cromatiche? Ti vedremo mai con l’acquarello, in delirio estatico?

No, macchè acquerello, già non so bona così… figurate coi pennelli… no no, ho consapevolezza dei miei limiti!

12. Il 1 luglio è stato pubblicato il fumetto distopico Time-0, edito da Ferrogallico, dove hai partecipato occupandoti dei disegni. Raccontaci un po’ di questo tuo ultimo progetto. Di cosa parla?

Guarda, Time-0 è una distopia scritta da Marco Carucci e Carlomanno Adinolfi, dove si mette in evidenza un mondo tecnologico e tecnocratico dove l’aspetto umano viene completamente escluso a favore di derive pericolose. La storia ruota intorno a due protagonisti, Aurora, che incarnerà il simbolo della ricerca della verità in un mondo di finzione, e Sean, che incarnerà il simbolo della lotta. Si mettono in luce i vari atteggiamenti umani; chi si piega totalmente al sistema e si convince che possa essere l’unica via, chi si estranea dal sistema ritagliandosi angoli di verità, chi tenta piccole lotte per la sopravvivenza e chi come Sean invece lotta per l’idea. La follia politically correct, le derive LGBT, il terrorismo sanitario hanno segnato il volto del mondo e dell’essere umano diventando campi di proliferazione delle più perverse pulsioni e i più oscuri affari, ma lottare per la libertà si può e si deve.

13. Tantissime persone, che si vendono come artisti, finiscono spesso per essere incastrati nella dinamica di dover fare quello che loro credono che il pubblico voglia, terrorizzati di perdere la propria fanbase. Rifiutano di dire ed esprimere quello che realmente pensano perchè devono agire entro i limiti del proprio archetipo, programmaticamente stabilito, in accordo con l’industria. Il loro prodotto è programmato a tavolino per un audience specifica e spesso, del presunto artista, della sua anima e del suo io, non si trova quasi nulla. A te capitano mai tentazioni analoghe? Mai stata tentata dal pensiero “sta vignetta non la pubblico, sennò perdo gente…”?

E come dicevo prima, prima o poi questo scoglio capita, devi solo decidere se sei disposto a schiantarti o ti viene più comodo salire. Certo che mi è capitato di pensare che con una vignetta perdevo gente, ma io non faccio testo perché sono matta e quindi quando so che una vignetta fa incazzare tutti sono ancora più contenta e rido mentre la pubblico, una persona sana di mente ovviamente il pensiero lo fa… vedo tantissimi cedere, anche persone stimate, spero almeno per loro sia valsa la pena, per me non vale mai, ma non perché io sono mandrake… ma perché penso che se ti pieghi al fan service non sei più tu, cioè hai perso la paternità del tuo progetto, diventi solo un frontman. Io percepisco il mio progetto come un figlio non sopporterei che qualcuno gli dicesse cosa fare e cosa dire al posto mio. A me già me rode il culo quando me dicono “-eh ma potevi disegnare così” “-eh potresti fare una vignetta dove ci sono tizio caio e Sempronio che fanno questo quello…” grazie della condivisione dell’idea lo apprezzo molto, ma che lo decidi te quello che devo disegna’ io? Fattela da solo se ce l’hai così chiara l’idea, e questo con quei grandi dei miei fan che nonostante io sia una persona immeritevole loro mi amano lo stesso, figurati con un editore, o con una major, no.. non ce la farei mai, e come dicevo spero di non avere mai bisogno economico di dover sottostare a questo ricatto morale.

14. Oggi è il 6 agosto. Questa mattina, a colazione, mi hanno chiesto il green pass. Senza di esso, mi sono dovuto accomodare al bancone, in piedi, in uno spazio ristretto. Pubble è spaventata dal green pass? Personalmente, possono prendere il green pass e usarlo per il falò del 14 agosto. Giù a Messina han sempre bisogno di carta per accendere dei fuochi.

Non ho paura del green pass, ho paura della gente che lo chiama a gran voce, ho paura che una cosa liberticida come il green pass passi nella testa della gente come una grande dimostrazione di civiltà, ho paura che lo step dopo sia peggio del primo, perché parliamoci chiaro se uno è disposto a barattare la libertà per la salute non si merita né una né l’altra è molto probabilmente dopo sarai chiamato a dover sottostare a un ricatto maggiore, mi fa paura che su questa cosa del green pass, la gente non voglia essere salvata, tanto che spesso anche con le vignette ammetto di aver pensato “-ok, allora alzo bandiera bianca” nei commenti anche gente che mi segue e mi stima dice che io abbia delle posizioni estremiste, quindi mi accorgo che è una battaglia che abbiamo già perso… e mi fa paura dopo, chi siamo diventati e che mondo ci siamo messi in testa di costruire quelli mi fa paura, perché il mondo prima del COVID diciamocelo, non tornerà più.

15. Me lo sono chiesto e te lo chiedo adesso. Sei cattolica?

Non sono cattolica, ma rispetto enormemente chi ha fede. La fede è una cosa che o hai o non hai, io non ce l’ho, ma non mi sognerei mai di discriminare chi c’è l’ha, lo reputo un valore bellissimo. Penso che la religione che è stata per tutte le società del mondo un faro, qualunque religione del passato o del presente sia un valore che andrebbe ripreso per vivere società più sane. Ovviamente l’era moderna ci permette di riconoscere anche nelle religioni gli estremismi da cui distaccarsi, ma penso che il sentimento religioso sia un’ aspetto non trascurabile di tutte le civiltà che hanno attraversato questo pianeta, e sarebbe bello rispettare anche se non ci appartiene.

Ti faccio i miei auguri per il tuo cammino, di vita e artistico. È stato un piacere! Un’Ave Maria per te.

Grazie mille del tuo in bocca al lupo, non ho ancora capito se si dice crepi! O viva! Vabbè facciamo entrambe e grazie per lo spazio che mi hai dato e per la tua preghiera. Un abbraccio. Pubble.

Time-0

L’umanità è gestita dalle grandi corporation che hanno creato il Meccanismo di Equilibrio Sociale. Il nuovo mondo è completamente privo di confini, globale, costantemente interconnesso. L’uomo è stato liberato da ogni forma di identità, da ogni antico vincolo di famiglia, nazione, comunità, da ogni legame biologico. Il Meccanismo di Equilibrio Sociale controlla completamente gli esseri umani, facendo leva sui loro desideri e concedendogli, in cambio, ogni tipo di piacere. Agli uomini è concessa la libertà di scegliere la propria schiavitù.

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