In risposta alle fake news sul papato

Cari fratelli nella fede [e non], apriamo i documenti e i volumi del magistero della Chiesa Cattolica e troveremo una fonte pura e incontaminata presso cui abbeverarci: lì, troveremo custodita la verità cui andiamo cercando. Sapremo cosa sia e non sia il papato, cosa possa e non possa fare il papa. Accendiamo la televisione o apriamo un giornale ed avremo una fonte contaminata, filtrata dall’interpretazione personale e dal pregiudizio politico, sporca e sottomessa all’ideologia temporanea: attraverso questa fonte, scopriremo non ciò che il papato sia, ma ciò che si dice che sia, differenza che ha del colossale.

Per capire cosa sia bisogna dunque abbeverarsi presso fonti di cultura pure e incontaminate, che non siano soggette all’interpretazione personale e che non deformino la percezione cognitiva di un dato elemento a seconda della propria lettura personale e soggettiva. Ignoriamo dunque quelle fonti che minano la credibilità della Chiesa Cattolica e apriamo le fonti del Corpo Mistico di Cristo, custode della Verità Rivelata. Esse comunicano informazione; le fonti proprie del mondo comunicano disinformazione.

La verità è nel Vangelo e nel Magistero è custodita fino alla parusia. Non si trova altro vangelo se non il medesimo che ci diedero gli apostoli, diceva sant’Ireneo di Lione nell’opus magnum ‘‘Adversus Haereses’’ (155 d.c.), padre della Chiesa, teologo e confutologo. La verità è oggi sotto attacco da chiunque la detesti; l’uomo moderno odia la verità, giacchè essa confuta la bugia che esso – l’empio del tempo odierno – vorrebbe divulgare come assoluto. Il papato e le verità ad esso associate sono anch’esse vittime di disinformazione, manipolazione e fake news. Sono più coloro che non sanno, di coloro che sanno chi sia realmente il papa e cosa possa e non possa fare.

31 dicembre 2019
Ore 23.58.48
“100 anni di Satana”
Era dell’inganno universale

א. È istituito da Cristo (Mt 16, 18)

Il papato ha un fondamento teologico, è insito nelle Scritture, è naturalmente presente nei Vangeli. Fu istituito – dunque voluto – da Cristo attraverso Pietro l’apostolo. Il papato rientra in ciò che in teologia si definisce volontà positiva (voluta da Dio). Voluto da Dio, istituito da Cristo, attualizzato da Pietro. L’istituzione divina avviene per mezzo del Figlio Unigenito di Dio ed il suo compimento effettivo avviene per mezzo dell’intermediazione umana. Gesù ne comunicò il volere a Pietro ed esso, l’apostolo, agì di conseguenza.

Matteo 16, 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli Inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli.

Dio è l’io sorgente – quella fonte incausata e implicita – da cui nasce ogni cosa. Se esiste una pietra, è perchè esiste l’idea della pietra in Dio, ed è Dio medesimo ad averla creata, traendo la materia da se stesso. Dio genera e non crea il Figlio, che è se stesso, generato della stessa sostanza del padre. Ed il Figlio dona se medesimo, rivelandosi al mondo. Cristo è l’autocomunicazione di Dio, mediante il quale Dio stesso si trasporta nel «tempo».

Pietro, essendone il fondatore, potè e dovette esserne il capo, primo e universale. Primo fondatore dunque, ne fu anche il primo ad assumerne piena potestà, dando di fatto il via alla cattedra petrina e alla discendenza papale. Il papato è dunque di istituzione divina: colui che ne assume l’incarico è e rimane un uomo. Ruolo divino, incaricante umano.

ב. Egli è sottoposto a ciò che è stato rivelato e come tale dev’essere obbediente a Dio e al Magistero di cui lui si fa carico: il suo potere sovrano non va inteso come se avesse potere di fare della Parola ciò che vuole

Il papa è capo e sovrano della Chiesa Cattolica. Come tale ha potestà, intesa come autorità, sulla Chiesa Universale istituita da Cristo. Tuttavia, onde evitare ambiguità interpretative, il papa non è una figura padrona della Parola di Dio, come se della Parola potesse farne ciò che vuole. Egli non è nemmeno il padrone del Magistero, come se del Magistero potesse farne ciò che vuole. Il papa è sottoposto a Dio ed alla sua Parola, ed in quanto tale non deve agire da padrone, ma da custode. Egli è dunque sottoposto a Dio, alla sua Parola e a quanto viene custodito nel Magistero bi-millenario: non è in suo potere deformare, diversificare o adattare quanto rivelato, ma custodire il rivelato divino. Egli deve mantenersi in obbedienza a quanto è già stato rivelato e stabilito prima di lui e non ha il potere di fare della Dottrina ciò che vuole, adattandola secondo il proprio io.

Il suo compito è di obbedire e custodire ciò che è stato rivelato. Per intenderci, può emanare un nuovo dogma, qualora vi fosse il fondamento teologico insito nelle Scritture, ma non può rimuovere o diversificare i dogmi precedentemente proclamati. Può diversificare la disciplina ecclesiastica relativa ai Sacramenti, ovverosia il modo in cui questi vengono attualizzati negli appositi contesti ecclesiastici, ma non può modificare o annullare il contenuto sostanziale dei Sacramenti stessi. Egli non può modificare o creare nuovi articoli di morale: questo potere è definito christus potestà ed appartiene soltanto a Gesù, in quanto Dio. Può emanare una costituzione dogmatica, una lettera enciclica o una esortazione apostolica, senza che vi siano elementi in aggiunta e/o in contrasto con la Dottrina della Chiesa Cattolica.

Diceva papa Benedetto XVI sulla figura del papato: «Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio. […] Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero. Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. […] Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.»

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Diceva Luciani Albino, papa Giovanni Paolo I: «Il Papa non è padrone della verità rivelata, ma il suo servitore. La Parola di Dio è sopra di lui, lo dirige, lo domina, non è dominata da lui a dire quello che lui vuole. Siamo dunque ben lontani dall’onniscienza papale, anche in materia di fede. È così poco onnisciente il Papa che, pur fidando nell’assistenza divina, prima di definire, è obbligato a studiare, a consultare e a sentire il pensiero della Chiesa. Se il consensus ecclesiae non è causa di infallibilità, è tuttavia il compagno della definizione e, in pratica, mai succede che venga definito un punto su cui nella Chiesa non ci sia consenso» (cfr LG 25).

ג. Il dogma dell’infallibilità vale soltanto da ex cathedra

Il dogma dell’infallibilità, emanato durante il Concilio Vaticano I nel 1870 (costituzione dogmatica Pastor Aeternus), vale solo e soltanto quando il papa si esprime da ex cathedra, ovverosia dalla cattedra petrina, in qualità di Dottore della Fede e di Pastore Universale della Chiesa, in materia di fede e dottrina, proclamando una verità di fatto; questo insegnamento rientra nel Magistero Universale ed assume il carattere di infallibilità. In seno alla quotidianità del ‘‘magistero papale’’, altresì definito potere minimo o magistero quotidiano, il papa non è necessariamente soggetto ad infallibilità; le sue dichiarazioni private non sono proclamazioni ex cathedra.

Può, insomma, non essere continuamente ispirato da Dio: egli non è il pupazzo lobotomizzato dello Spirito Santo, secondo cui ogni cosa che esprime è di discendenza divina. È e rimane un uomo e come tale limitato e fallibile. Come poc’anzi esposto, non tutto ciò che è prodotto dal papa nel quotidiano è di certo dogmatico. L’infallibilità, così come specificata nella proclamazione dogmatica, è circoscritta. Nuovamente, avviene soltanto quando si esprime da ex cathedra, in qualità di Dottore della Fede, proclamando una verità, già di suo insita nella legge naturale e divina, che rientra nell’insegnamento universale della Chiesa Cattolica.

ד. Il romano pontefice è disciplinato dai canoni 331- 335

Il Codice di Diritto Canonico, il volume che racchiude al suo interno le normative proprie della Chiesa Cattolica, disciplina la figura del papa, Romano Pontefice e Vescovo di Roma. I canoni che ne disciplinano l’essere e l’agire, sono i can. 331-335.

Can. 331 – Il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l’ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente.

Can. 332 – §1. Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l’elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale. Di conseguenza l’eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell’accettazione. Che se l’eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato Vescovo.

§2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.

Can. 333 – §1. Il Romano Pontefice, in forza del suo ufficio, ha potestà non solo sulla Chiesa universale, ma ottiene anche il primato della potestà ordinaria su tutte le Chiese particolari e i loro raggruppamenti; con tale primato viene contemporaneamente rafforzata e garantita la potestà propria, ordinaria e immediata che i Vescovi hanno sulle Chiese particolari affidate alla loro cura.

§2. Il Romano Pontefice, nell’adempimento dell’ufficio di supremo Pastore della Chiesa, è sempre congiunto nella comunione con gli altri Vescovi e anzi con tutta la Chiesa; tuttavia egli ha il diritto di determinare, secondo le necessità della Chiesa, il modo, sia personale sia collegiale, di esercitare tale ufficio.

§3. Contro la sentenza o il decreto del Romano Pontefice non si dà appello né ricorso.

Can. 334 – Nell’esercizio del suo ufficio il Romano Pontefice è assistito dai Vescovi, che possono cooperare con lui in diversi modi, uno dei quali è il sinodo dei Vescovi. Inoltre gli sono di aiuto i Padri Cardinali e altre persone, come pure diverse istituzioni, secondo le necessità dei tempi; tutte queste persone e istituzioni adempiono in suo nome e per sua autorità l’incarico loro affidato per il bene di tutte le Chiese, secondo le norme determinate dal diritto.

Can. 335 – Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze.


Ogni fedele ottenga la verità e la doni all’altro con spirito di dolcezza. Ognuno di noi faccia la sua parte contro qualsiasi disinformazione.

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