Scrittura, Tradizione e Magistero sono un tutt’uno

Si necessita di una precisione chirurgica che dia la corretta spiegazione del vero con certezza matematica. La Dottrina della Chiesa, il deposito fidei, è dogmatica, ed in quanto tale necessita di un processo esplicativo assoluto. La Scrittura, la Tradizione ed il Magistero sono un tutt’uno: una «trivium» indivisibile e inscindibile. Ogni fedele ha il diritto al sapere necessario.

  1. La Scrittura è la parola di Dio, così come rivelata da Dio stesso e messa per iscritto dagli apostoli su ispirazione divina e coadiuvata dal presupposto di inerranza – infallibilità.
  2. La Tradizione è l’insegnamento degli apostoli in accordo con l’insegnamento di Cristo. Ciò che ha insegnato Cristo è stato trasmesso agli apostoli, e ciò che gli apostoli hanno insegnato è ciò che a loro è stato trasmesso da Cristo. Gli insegnamenti da ambo le parti sono i medesimi ed in quanto tali interconnessi da un rapporto di univocità. Gli apostoli sono testimoni diretti della rivelazione, coloro ai quali fu trasmessa la rivelazione per volere di Dio. Ciò che la tradizione apostolica ha insegnato è ciò che viene rivelato nelle Scritture, e ciò che le Scritture rivelano è ciò che gli apostoli insegnarono, mediante la fede, l’atteggiamento e le opere.
  3. Il Magistero è l’insegnamento ufficiale della Chiesa in accordo con la Rivelazione; la fonte del Magistero è il duo indivisibile Scriptura et Traditio. Il Magistero ha l’autorità, divinamente rivelata e impartita da Cristo a Pietro, di interpretare le Scritture e di conservare in se stesso, consegnandola alle generazioni presenti e future, la legge divina, così come rivelata e sottoposta all’interpretazione magisteriale. La Scrittura e la Tradizione sono l’oggetto del Magistero. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è il frutto maturo del Magistero bimillenario.

Seguiamo i passi graduali – le «fasi» progressive – secondo le disposizioni del Catechismo, per intraprendere un ulteriore approfondimento storico e teologico della triforce indivisibile costituita dalla Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero.

PARTE PRIMA 
LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE PRIMA 
«IO CREDO» – «NOI CREDIAMO»

CAPITOLO SECONDO 
DIO VIENE INCONTRO ALL’UOMO 

Articolo 2
La trasmissione della Rivelazione Divina

I. La tradizione apostolica.

La Chiesa insegna che: «Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli, comunicando loro i doni divini, di predicare a tutti il Vangelo che, promesso prima per mezzo dei profeti, egli aveva adempiuto e promulgato con la sua parola, come fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale».87

87. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 7: AAS 58 (1966) 820.

a) La predicazione apostolica.

La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi:

— Oralmente, «dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo»;

— Per iscritto, «da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l’annunzio della salvezza».88

88. op. cit. ibidem.

b) Prosegue attraverso la successione apostolica, con a capo i Vescovi della Chiesa, successori degli apostoli, e conserva i medesimi insegnamenti, divinamente rivelati, di generazione in generazione.

Ovvero: «Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi “affidando il loro proprio compito di magistero”».89 Infatti, «la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi».90

89. op. cit. ibidem.
90. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 8: AAS 58 (1966) 820.

«Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite «la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede».91 «Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega».92

91. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 8: AAS 58 (1966) 821.
92. op. cit. ibidem.

In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa: «Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo».93

93. op. cit. ibidem.

II. Il rapporto tra Tradizione e Sacra Scrittura

a) Una sorgente comune.

La Chiesa insegna che: «La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine».94 L’una e l’altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

94. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 9: AAS 58 (1966) 821.

b) Due modalità differenti di trasmissione.

Prosegue: «La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino».

«La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano».95

95. op. cit. ibidem.

Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l’interpretazione della Rivelazione, «attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto».96

96. op. cit. ibidem

III. L’interpretazione del Deposito della Fede

a) Il deposito della fede affidato alla totalità della Chiesa

Il deposito 97 della fede («depositum fidei»), contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. «Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera costantemente nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra Vescovi e fedeli».98

97. Cf 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,12-14.
98. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 10: AAS 58 (1966) 822.

b) Il Magistero della Chiesa

La Chiesa afferma che: «L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo»,99 e cioè ai Vescovi in comunione con il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma.

99. op. cit. ibidem.

Questo «Magistero però non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio». 100

100. op. cit. ibidem.

I fedeli, memori della parola di Cristo ai suoi Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16), 101 accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.

101. Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57 (1965) 24.

c) I dogmi della fede

Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione.

Tra i dogmi e la nostra vita spirituale c’è un legame organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita è retta, la nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la luce dei dogmi della fede. 102

102. Cf Gv 8,31-32.

I mutui legami e la coerenza dei dogmi si possono trovare nel complesso della rivelazione del mistero di Cristo. 103 «Esiste un ordine o “gerarchia” nelle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana». 104

103. Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 4: DS 3016 (nesso dei misteri); Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25: AAS 57 (1965) 29.
104. Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 11: AAS 57 (1965) 99.


La Scrittura è parola di Dio, divinamente ispirata all’autore del testo sacro ed è soggetta ad infallibilità. La forma scritta è la modalità scelta dagli apostoli per la conservazione della Rivelazione in modo che possa essere conosciuta e trasmessa nel tempo.

Matteo 24,  35 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

«Nei primi trent’anni della vita della Chiesa, non vi fu che la Tradizione, ovvero la testimonianza e l’insegnamento degli apostoli. La Tradizione cattolica non è altro che l’insegnamento di Gesù tramandato agli Apostoli e da loro ritrasmesso di generazione in generazione» afferma il professore Roberto de Mattei nell’opera ‘‘Apologia della Tradizione’’ (Lindau, Torino, p. 97).

Luca 10, 16 Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

Il Magistero custodisce, protegge e conserva l’insegnamento divino secondo la rivelazione di Cristo e la tradizione apostolica – duo interconnesso ed implicito – proseguita nei secoli mediante la discendenza apostolica; interpreta le Scritture, esercitando il mandato di istituzione divina ed essendo pertanto l’unico ente nell’universo avente il diritto esclusivo di interpretazione; esplica la rivelazione donandola al popolo e proclama dogmi di fede le cui fondamenta sono insite nelle Scritture. Il Magistero si costituisce di libri apostolici ed ecclesiastici, dichiarazioni ex cathedra, costituzioni apostoliche e dogmatiche e via discorrendo.

Matteo 16, 18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Gesù è vivo, è con noi ogni giorno e ha lasciato al mondo il più grande dei tesori: se stesso, seguito dalla triade Scrittura, Tradizione e Magistero – la “Triade” indivisibile. Il fedele ne ha solo da usufruirne!